Pagine

domenica 27 ottobre 2013

Un po' di storia della geografia economica italiana...

«Le strette relazioni tra ricerca e didattica nella geografia economica italiana hanno una matrice comune, che risale alla metà degli anni Cinquanta, quando Umberto Toschi [.pdf] presenta i primi manuali di geografica applicata all’economia e all’organizzazione del territorio, che impostano la didattica e avviano una serie di riflessioni e di ricerche tematiche, proposte nei diversi ambiti universi- tari. La scomparsa del Maestro e i grandi cambiamenti dell’economia orientano la didattica italiana verso traduzioni di opere straniere. Per vedere rinnovato il contributo didattico e metodologico complessivo della geografia economica italiana si devono aspettare gli anni Ottanta, che hanno come protagonisti indiscussi i manuali di Sergio Conti e di Giuseppe Dematteis [altro link], che si sviluppano a Torino per le sinergie impostate dai fratelli Gribaudi, mentre a Firenze è l’opera di Maria Tinacci Mossello che riprende e attualizza l’eredità scientifica e culturale di Bruno Nice. Ovviamente, ancora nel contesto nazionale, non sono mancate altre scuole di pensiero che hanno segnato lo sviluppo di ricerche mirate e il loro trasferimento di dattico. Tra i numerosi esempi se ne vogliono ricordare soltanto tre, in memoria dei loro Maestri: a Roma la geografia industriale e delle risorse per opera di Ernesto Massi; a Genova l’applicazione della teoria generale dei sistemi nell’indagine geografica di Adalberto Vallega; a Napoli la focalizzazione sulla questione meridionale e urbana di Francesco Compagna [1,2] e la visione dei rapporti tra politica ed economia alle diverse scale geografiche di Pasquale Coppola» (cit. da Link)

Alcuni altri geografi (ulteriori segnalazioni seguiranno in futuro): 

Alberto Mori
Mario Ortolani
Giorgio Roletto
Giorgio Valussi

sabato 26 ottobre 2013

Urgenza geografia

Capire il territorio con Eugenio Turri

FESTIVAL. A Bardolino e Cavaion incontri in memoria dello studioso. Esplorava il mondo per ritornare e scoprire che «non c'è luogo come la Lessinia». Che si continua a devastare. Rimedio? Goethe --->Leggi<---

Stato stazionario (economia)

Link--->Stato stazionario (economia)<---Link 

Herman Daly, uno dei fondatori dell'economia ecologica [o economia dell'ecologia_ndr] ed uno dei critici di primo piano dell'economia neoclassica,[1] definisce una economia di stato stazionario, come

... Un'economia con stocks costanti di persone e artefatti, mantenuta a determinati, desiderati e sufficienti livelli, da bassi tassi del "flusso" di mantenimento in quello stato, ovvero i flussi di materia ed energia più bassi possibili dalla prima fase della produzione all'ultima fase del consumo. "[2]

Paradosso di Easterlin

Il paradosso di Easterlin (Easterlin Paradox) o paradosso della felicità venne definito nel 1974 da Richard Easterlin, professore di economia all'Università della California meridionale e membro dell'Accademia Nazionale delle Scienze, il quale, ricercando le ragioni per la limitata diffusione della moderna crescita economica, evidenziò che nel corso della vita la felicità delle persone dipende molto poco dalle variazioni di reddito e di ricchezza. Questo paradosso, secondo Easterlin, si può spiegare osservando che, quando aumenta il reddito, e quindi il benessere economico, la felicità umana aumenta fino ad un certo punto, poi comincia a diminuire, seguendo una curva ad U rovesciata.

Aristotele: «è chiaro che non è la ricchezza il bene da noi cercato: essa infatti ha valore solo in quanto "utile", cioè in funzione di qualcos'altro». 

Leggi di più...

Sistemi emergenti, sistemi complessi...

Johnson Steven - La nuova scienza dei sistemi emergenti. Dalle colonie di insetti al cervello umano, dalle città ai videogame e all'economia, dai movimenti di protesta ai network - Garzanti Libri - 2004


«Presi singolarmente, una formica o un neurone non sono particolarmente intelligenti. Tuttavia se un numero abbastanza elevato di elementi così semplici interagisce e si auto-organizza, può attivarsi un comportamento collettivo unitario, complesso e intelligente. Se questo comportamento ha anche un valore adattativo, ci troviamo di fronte a un fenomeno "emergente": una colonia di formiche o il nostro cervello. Un aspetto sorprendente è che questo meccanismo non è prevedibile a partire dai suoi elementi costitutivi, e non è possibile ricostruirlo a partire dalle sue manifestazioni osservabili. Steven Johnson mette in collegamento diverse discipline per tracciare le linee guida della nuova scienza della complessità e dei "sistemi emergenti"».


Gandolfi Alberto - Formicai, imperi, cervelli. Introduzione alla scienza della complessità - Bollati Boringhieri - 2008


«La complessità è ovunque. Dalla ditta in cui lavoriamo al clima terrestre. Da un batterio all'economia mondiale. Dal bosco di castagni dietro casa alla cultura di un popolo. Noi stessi siamo sistemi complessi, lo sono i nostri organi, le nostre cellule, il nostro cervello. Ci portiamo addosso per tutta la vita, racchiuso nella calotta cranica, il sistema più complesso e meraviglioso che si conosca: il cervello umano. Eppure la nostra ignoranza sul fenomeno della complessità è abissale. Solo negli ultimi decenni si è potuto far luce su comportamenti, strutture, regolarità all'interno dei sistemi complessi. Il motivo di questo ritardo scientifico è molto semplice: per studiare oggetti complessi ci vogliono i computer. Con l'avvento della elaborazione elettronica dei dati è diventato possibile trattare efficacemente quantità enormi d'informazioni. Proprio ciò di cui avevano bisogno gli scienziati per scoprire, descrivere e simulare i sistemi complessi, giungendo infine a una teoria unificata della complessità e addirittura a una cultura della complessità che coinvolge ormai tutte le discipline scientifiche e sociali. Il libro, esempio di divulgazione qualificata, espone in una prima parte le caratteristiche fondamentali di tutti i sistemi complessi, per procedere poi, nella seconda parte, alla scoperta dei sistemi creati dalla natura o dall'ingegno umano, dove si ritrovano appunto i meccanismi universali della complessità».

Sistemi economici, aziendali, ambientali...

«L'Uomo per la sua vitalità deve soddisfare bisogni di vario grado e natura, dai primari, per la sopravvivenza, sino ai voluttuari, attraverso mezzi limitati la cui acquisizione comporta uno sforzo. Pertanto, tra il bisogno, proprio della natura umana, ed il mezzo atto a soddisfarlo si istituiscono rapporti, ossia fenomeni o fatti economici.
...
Lo studio dei rapporti tra i bisogni umani ed i mezzi per soddisfarli costituisce l'oggetto dell'Economica, riguardata come scienza unitaria, pur nella differenziazione di specializzazioni, vedute e metodi.
...
L'economia aziendale è «la scienza del sistema aziendale», riguardato come sistema "aperto" ed anche "allargato", in quanto interrelato con l'ambiente, cioè lo studio di un sistema considerato come particolare unità economica che si esplicita allorquando siano noti i criteri adottati dall'osservatore nello studio dell'oggetto, sia sotto l'aspetto statico (l'unità), sia sotto l'aspetto dinamico (le relazioni).
La teoria generale dei sistemi può essere di grande ausilio per lo sviluppo dell'economia aziendale...» [Antonio Amaduzzi 1991]

«Anche se apparentemente ovvio, è di fondamentale importanza, per la comprensione dell'economia dell'ambiente, riconoscere che il nostro sistema economico (che ci fornisce tutti i beni materiali e i servizi necessari per un «moderno» livello di vita) richiede, per poter funzionare, il supporto di sistemi ecologici costituiti da piante e animali e dalle loro interrelazioni (complessivamente conosciute come biosfera), mentre non è vero il contrario.
L'economia dell'ambiente vede l'economia reale, in cui tutti viviamo e operiamo, come un sistema aperto. Ciò significa  che per funzionare (fornire cioè beni e servizi, o ricchezza, ai suoi operatori) l'economia deve estrarre risorse (materie prime e combustibili) dall'ambiente, lavorare queste risorse (trasformandole in prodotti finiti destinati al consumo) e ricollocare nell'ambiente grandi quantitativi di risorse consumate e/o chimicamente trasformate (rifiuti). Questa prospettiva dell'economia, detta bilancio dei materiali, è fondamentale per l'analisi economica dell'ambiente...l'idea fondamentale è che il sistema economico non è un sistema chiuso» [R.K. TURNER, D.W. PEARCE, I. BATEMAN 2003]

«Si rileva innanzitutto la natura sistemica del fenomeno aziendale...La natura sistemica implica che le sue componenti sono tutte reciprocamente collegate, conseguendone che la modificazione di ognuna si riflette, variamente, sulle restanti n-1. Il sistema aziendale, che è sempre parte del sistema sociale, è un sistema aperto, come si verifica nell'ambito degli organismi viventi» [Giuseppe Farneti 2007]

«Al pari degli organismi viventi, l'azienda tende a riprodursi e rigenerarsi secondo un processo continuo che ammette non soltanto mutamenti strutturali interni, con possibile sostituzione di elementi, ma risulta altresì perennemente influenzata dalle condizioni ambientali. Si determina, in altre parole, un interscambio continuo tra l'azienda e il proprio ambiente senza che sia perciò possibile distinguere i mutamenti propri dei processi originari da quelli indotti. Il sistema aziendale, al pari di quello cellulare, è perciò aperto» [U. Bertini 1990]